Racconti Erotici > bdsm > Il pomeriggio al dog slave camping
bdsm

Il pomeriggio al dog slave camping


di maktero
26.06.2024    |    232    |    0 8.7
"Ad un certo punto mi resi conto che Marta dopo aver biascicate alcune frasi incomprensibili si accasciò, sfinita continuando a mormorare..."
Avevo preso il posto di Marta nello stupro collettivo.
Lei era stata gettata da una parte come un sacco di spazzatura, alcune lacrime solcavano le sue guance, ma sapevo che erano lacrime prodotte più che altro dal piacere e dall'umiliazione dello stupro.
Senz'altro doveva aver goduto moltissimo.
Attorno a me il gruppetto di violentatori era aumentato; c'erano uomini donne e schiavi e schiave.
Tanta gente che assisteva piacevolmente contenta come ad uno spettacolo teatrale mentre io venivo presa brutalmente.
Adoravo essere al centro dell'attenzione e mi davo da fare per stimolare commenti positivi e sconci sulle mie prestazioni.
Comprendevo cosa aveva subito Marta poco prima e cosa le era piaciuto.
Mentre io ero al centro dell'attenzione di quei vogliosi cazzoni arrapati, osservavo gli occhi di Marta; erano stanchi ma felici del divertimento che aveva passato e capivo che esprimevano l''entusiasmo e l'empatia per il tormento ed il piacere che avrei avuto anch'io per le violenze sessuali che stavo subendo.
Mentre venivo inculata senza nessun riguardo per il mio piacere, continuavo ad osservare Marta che si masturbava osservandomi intensamente.
Guardare la profondità del suo sguardo mentre provava piacere dalla mia sottomissione mi trasmise una insolita ed inedita sensazione.
Avvertivo di essere diventata l'oggetto del suo piacere per interposta persona; era come se quei cazzoni che violavano i miei orifizi fossero una sua propaggine, una estensione del suo corpo che profanava il mio.
Era come se fosse lei ad incularmi, a ficcarmi il cazzo in bocca a farmi sussultare per le sfrenate penetrazioni
Capii che lei stava facendo l'amore con me tramite i cazzi di quei bruti che mi prendevano.
Bastò un ulteriore sguardo tra noi perché lei capisse che avevo compreso il suo stato d'animo e la provenienza della sua eccitazione.
In quel momento mi sentii proiettata in una dimensione superiore di evoluzione sessuale; potevo far "l'amore" con Marta che riusciva a godere immedesimantosi nei miei stupratori.
Quel circo dove la mia mente si stava perdendo tra i mugolii degli stupratori, le risate sguaiate degli astanti le urla di incitamento delle donne ed altri rumori osceni si interruppe di colpo quando apparve Fellina.
Nuda, con il suo corpo tonico e perfetto avanzò imperiosamente ed altera come una Dea intimorendo e cominciando a zittire una dopo l'altra le voci degli astanti intimiditi da quella apparizione suprema.
Rimasi allibita dalla potenza di Fellina; era una vera Dea.
A rompere quell'improvviso e profondo silenzio rimase solo il gemito del bruto che stava finendo di incularmi.
Il tizio si accorse sorpreso del silenzio e si voltò attorno spaesato per capire cosa stesse succedendo, vide la Dea ed il suo sguardo penetrante ma troppo avanti con la sua azione, era quasi arrivato e continuò fino ad arrivarmi nel culo riempiendomelo di sborra.
Poi Fellina con una voce potente da regista e da padrona chiese, retoricamente, cosa stesse succedendo.
Gli astanti balbettarono qualcosa sul loro divertimento.
Sembrava che su quel gruppo di gaudenti fosse scesa una atmosfera di timore, con delle voci sommesse ed incomprensibili che commentavano la situazione.
Ero entusiasta di quanto stava accadendo, la mia Dea era una vera padrona capace di soggiogare degli sconosciuti.
Fellina non badò ai pigolii delle persone del gruppo, e ben comprendendo cosa era accaduto guardando me e sua figlia Marta si espresse in un largo sorriso accondiscendente, affermando poi che era contenta che i suoi schiavi erano piaciuti.
Fellina ordinò a me ed a Marta di seguirla a quattro zampe; noi ubbidimmo immediatamente.
Ci allontanammo dal gruppo che ci guardava con sguardi di invidia; ci sentivamo esaltate di essere la proprietà di una simile padrona, mentre ci allontanavamo guardammo i pervertiti del gruppo che in silenzio con gli occhi sgranati ci vedevano andare via.
All'improvviso un uomo ed una donna si precipitarono come disperati verso verso Fellina e buttandosi a terra davanti a lei implorarono il privilegio di essere suoi schiavi.
Fellina, si allargo in un sorriso di soddisfazione ed dopo un attimo di esitazione impose il suo piede destro prima sullo schiavo maschio e poi su quella femmina e gli ordinò suoi schiavi.
Noi ci sentimmo un poco gelose; ma la gelosia è un sentimento non concesso a noi schiave e dovemmo rigettarlo.
Fellina indicò ai neofiti la posizione del camper e gli ordinò di raggiungerlo e di aspettarla lì.
Intanto Fellina ci portò al ristorante del camping.
Lì davanti c'era una barra di legno alla quale vedemmo legate già due schiave, una donna ed un uomo che con difficoltà, a causa dei legacci che li trattenevano, mangiavano qualcosa dalle ciotole.
Fellina legò anche noi alla barra dicendoci che quello era il nostro posto, ma che ci avrebbe fatto portato da mangiare.
Vedemmo che lei raggiunse il ristorante luminoso e pulito mentre noi stavamo al buio in ginocchio sulla nuda terra.
In quel momento ci accorgemmo che avevamo le nostre cavità piene; ci avevano sborrato tanti dentro ma le emozioni degli ultimi momenti non ci avevano fatto sentire questa sensazione.
Agguantate al palo a cui eravamo legate come bestie cominciammo a scaricare i nostri buchi; guardando quegli altri schiavi che indifferenti stavano cercando di nutrirsi.
Fellina ci fece portare delle ciotole con dell'acqua e altre con del cibo, che sembravano gli avanzi del ristorante.
Come gli altri schiavi già presenti eravamo legate in modo da poter accedere con difficoltà alle ciotole.
Tuttavia sia pur con tante difficolta cominciammo a bere ed a mangiare quanto potevamo raggiungere.
Mentre ci sforzavamo di ingoiare gli scarti che ci erano concessi e l'acqua tiepida delle ciotole continuavamo a guardare Fellina che comodamente seduta davanti ad un tavolo splendidamente apparecchiato veniva servita da camerieri nudi ma impeccabile nel servizio.
Ci sentimmo contente pensando che Fellina poteva godere di una splendida cena, e ci fece sentire più appetibili gli avanzi che noi ingoiavamo solamente per fame.
Una volta sazie e riempite, cominciammo a sentire un senso di torpore e di stanchezza.
Le fatiche ed i tormenti della giornata si facevano sentire; con gli occhi intorpiditi vedemmo Fellina che riceveva gradevolmente al suo tavolo degli ospiti che le baciavano la mano.
Io e Marta semintontite dalla stanchezza, dallo sfinimento, dal senso di sazietà cominciammo a parlare a vanvera su Fellina e su chi stava incontrando al ristorante.
Nel frattempo le nostre palpebre si facevano sempre più pesanti e i nostri corpi sempre più stanchi.
Ad un certo punto mi resi conto che Marta dopo aver biascicate alcune frasi incomprensibili si accasciò, sfinita continuando a mormorare.
Anche io non ce la facevo più e dopo un pò cominciai a vedermi calare un velo nero sugli occhi e sentii il mio corpo esausto cedere.
Da quel momento sprofondai in un sonno peno di sogni.






Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Il pomeriggio al dog slave camping:

Altri Racconti Erotici in bdsm:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni